Chien et chat dans la chapelle Sixtine
L'hostilité entre le chien et le chat, désormais c'est prouvé, n'est qu'une une croyance spéciste. J'en reporte néanmoins l'explication :
“Dans les Badā’i‘ al-zuhūr attribuées à Ibn Iyās on raconte que ce fut précisément le chat qui informa Noé que le chien s'était accouplé plusieurs fois, en enfreignant ses ordres par cet acte honteux. L'espace dans l'Arche était restreint ; tous les animaux avaient obéi excepté le chien. Ceci donna naissance à l'hostilité éternelle entre le chien et le chat évoquée ainsi par un poète anonyme : "Je ne veux plus voir le chien et je ne veux pas non plus que le chien me voie"”*.
*Giovanni Canova, "Il gatto nella tradizione arabo-islamica, "The language(s) of Arabic literature, Un omaggio a Lidia Bettini" Quaderni di studi arabi / Università degli studi di Venezia ; Dipartimento di scienze dell'antichità e del Vicino Oriente Volume n.s. 9 (2014).
L'ostilità tra il cane e il gatto, ormai è provato, è una credenza specista (gli specisti vedono differenze dappertutto). Eccone, in ogni caso, la spiegazione : "Nelle Badā’i‘ al-zuhūr attribuite a Ibn Iyās si narra che fu proprio il gatto(hirra) a riferire a Noè che il cane si era accoppiato più volte, infrangendo con questo atto vergognoso i suoi ordini. Lo spazio nell’Arca era ristretto; tutti gli animali avevano ubbidito eccetto il cane. Da questo episodio nacque l’eterna ostilità tra cane e gatto, ricordata da un anonimo poeta: La gatta disse parole / nelle quali ci mise tutto ciò che voleva esprimere:
“Non desidero più vedere il cane / e neppure che il cane veda me.”
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